Mese: novembre 2015

LA DISCRIMINAZIONE DELLA DONNA

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La discriminazione a cui la donna è sottoposta nel mondo ha raggiunto il culmine. Ciò la rende inferiore a livello economico, culturale e persino sociale. In una società così evoluta come la nostra, tale situazione è inaccettabile. Del miliardo e 300 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà, il 70% è costituito da donne. La situazione è ancora più grave nei paesi del Terzo Mondo. Si è verificato il cosiddetto fenomeno della “femminilizzazione della povertà”. È un circolo vizioso che getta un peso enorme su milioni di donne. Infatti è aumentata del 50% la popolazione femminile che vive sotto la soglia di povertà. Ciò è dovuto in gran parte all’ingiusto trattamento riservato alle donne sul mercato del lavoro. L’occupazione delle donne è infatti molto spesso nascosta e poco retribuita. In tutti i paesi il salario medio femminile è inferiore a quello maschile, anche a parità di lavoro. Statistiche riguardanti l’Unione Europea confermano che il tasso di disoccupazione riguarda in gran parte le donne. Infatti sono meno ricercate e quindi emarginate da molti settori lavorativi. Nelle nazioni sottosviluppate il bilancio s’aggrava ulteriormente: le forse di lavoro femminili sono notevolmente concentrate nell’agricoltura. Nelle zone rurali la donna lavora in genere più dell’uomo, anche se ciò non compare nelle rilevazioni statistiche. In alcuni paesi africani le donne costituiscono il 60% della forza lavoro agricola e producono fino all’80% delle derrate alimentari. Nonostante ciò, la retribuzione è notevolmente più bassa di quella dell’uomo. In alcuni casi la mano d’opera femminile non è neppure retribuita. Una ricerca svolta dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo afferma che i due terzi degli analfabeti nel mondo sono donne. Il problema si concentra soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Le ragazze hanno un maggior carico di lavoro e minori possibilità di frequentare la scuola. Di conseguenza il livello di alfabetizzazione e acculturazione femminile è quasi sempre più basso rispetto a quello degli uomini. C’è comunque un dato che fa sperare per il futuro. Nei paesi del Terzo Mondo, in termini di istruzione degli adulti e scolarizzazione, le donne hanno percorso tra il 1970 e il 1990 più della metà del cammino che le separa dagli uomini. Eppure ciò non è sufficiente. Ci vorrà tempo per vedere un’effettiva uguaglianza culturale nel mondo tra uomo e donna. Forse più grave è il trattamento sociale a cui è sottoposta la donna. La storia dell’umanità è stata un susseguirsi di torti e usurpazioni da parte degli uomini a danno del mondo femminile. Le è sempre stata negata la libertà. Ancor più traumatica dell’opprimente povertà è la violenza che rovina la vita di tante donne. In Africa è ormai una tradizione che le ragazze subiscano la mutilazione dei genitali.

Un’esempio di discriminazione è: SENNONCHE’ HIRUT

Succedeva nel 1995 in Etiopia, in un villaggio a tre ore da Addis Abeba, protagonista una quattordicenne che pur cresciuta in una capanna, e dormendo sulla terra, ambiva a studi universitari e non intendeva sposarsi. Un giovane, senza il consenso di suo padre, la rapisce all’uscita dalla scuola, e a ceffoni la piega e la stupra in un casolare abbandonato. Una pratica usuale, riconosciuta dalle leggi patriarcali, purché finalizzata al matrimonio. Sennonché Hirut, il suo nome, riesce a scappare con il fucile del violentatore, e quando questi la sta per riafferrare, cerca di intimidirlo, e poi lo uccide. Adesso le leggi patriarcali richiedono che venga sgozzata e seppellita insieme all’uomo che voleva sposarla. Per sua fortuna, due guardie del villaggio impediscono la vendetta, e la prendono in consegna nelle prigioni del villaggio. Ma non c’è uomo, a parte il padre, che non richieda la pena capitale. Ad Addis Abeba, da tempo agisce Andenet, un’associazione di donne avvocato che gratuitamente interviene a difesa di mogli e nubili vittime di soprusi. L’avvocato più noto ai media è Meaza Ashenafi, nubile, già prima assistente del presidente della Corte suprema. Non appena viene a sapere di Hirut, accorre al paese, e con i suoi appoggi riesce a forzare l’ostilità del procuratore e dei poliziotti e a farsela affidare. A condurla a casa sua, lontano da chi potrebbe ucciderla. E dopo sei mesi a farla assolvere, e ancora meglio a rendere un crimine perseguibile con il carcere, il sequestro delle ragazze.

I PUPI SICILIANI

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Il teatro dei pupi inserito nel 2001 nell’elenco sei beni immateriali dell’umanità perché rispecchia  l’identità di un paese e di un popolo, è una delle attestazioni di arte e cultura popolare che ancora sopravvive nella Sicilia contemporanea. Lo studio palermitano del folclore e della cultura popolare Giuseppe Pitrè fissava la nascita dell’Opera dei Pupi nella prima metà dell’Ottocento anche se è da ricondurre al XVI secolo lo sviluppo di questa particolare forma teatrale.

Ecco il link del sito http://ww2.unime.it/erasmusip/wp-content/uploads/lopera-dei-pupi.pdf

Ulteriore link sulla storia dei pupi siciliani con aggiunta di informazioni su i pupari e le principali città dove viene svolta questa attività http://www.esplorasicilia.com/cosa-vedere-in-sicilia/escursioni-sicilia/pupi-e-pupari-siciliani.ph

Rappresentazione dei pupi siciliani.

Un’altra cosa importante come le rappresentazioni dei pupi è il carretto siciliano.

Rappresentazione di un carretto siciliano con annesso link http://www.siciliainfesta.com/carretti_siciliani.htm

Per ultimo un link di un video illustativo sui Pupi siciliani https://www.youtube.com/watch?v=xhVtHzZHUWU

i pupi siciliani

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Pupi (dal latino pupus, i, che significa bambinello) è un tipo di teatro delle marionette[1], i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio sono le caratterische marionette armate di quel teatro epico popolare che, venuto probabilmente dalla Spagna di Don Chisciotte, operò a Napoli e a Roma, ma sopratutto, dalla prima metà dell’Ottocento, in Sicilia, dove avrebbe raggiunto il suo massimo sviluppo.A Catania (il pupo della tradizione catanese è alto circa m. 1,30 e pesa dai 15 ai 35 chilogrammi)I pupi non hanno fili come le marionette. Con le aste i pupari li muovono sullo sfondo di scenari ingenui e colorati. Li muovono al ritmo degli scudi e delle spade. , all’inizio del secolo, operavano numerosi teatri che mettevano in scena diverse storie. Ogni “storia” veniva narrata con cicli rappresentativi che potevano prolungarsi, serata dopo serata anche per mesi clicca qui per sapere altro .

qui un video dei pupi siciliani

 

I PUPI SICILIANI

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I pupi fanno parte della nostra storia quella dei siciliani. Ci sono due tipi di scene dei pupi siciliani: quella per conquistare Angelica e quella di carlo magno. Come prima cosa vi dirò è la storia della sarracena Angelica. La bella Angelica, figlia di un barone di campagna decaduto, viene data in sposa contro la sua volontà a Jeoffrey de Peyrac, un ricchissimo conte rimasto sfregiato in battaglia, ma che si rivelerà tanto intelligente e affascinante da conquistarla. L’amore tra i due diviene travolgente, ma la gaia e sfarzosa vita di palazzo, allietata anche dalla nascita di un figlio, viene presto sconvolta dall’arrivo di Luigi XIV, Re di Francia. Il sovrano, intimorito dalla ricchezza del conte e invaghitosi della splendida Angelica, ordina di arrestare Jeoffrey con l’accusa di stregoneria. Nonostante il supporto dell’avvocato Desgrez, e nonostante i disperati tentativi di Angelica di convincere Luigi XIV dell’innocenza del marito, Joffrey viene giudicato colpevole e condannato al rogo. Fallito l’ultimo tentativo di salvarlo, Angelica, caduta in disgrazia e con un altro figlio a cui badare, trova aiuto e conforto nell’incontro con Nicola, suo vecchio amico e primo amore, che la accoglie alla Corte dei Miracoli, della quale è il capo, con lo scopo futuro di vendicare il torto subito.

, i cui protagonisti sono Carlo Magnoe i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio. Le marionette sono appunto dette pupi (dal latino “pupus” che significa bambino). L’opera è tipica della tradizione siciliana dei cuntastori (da non confondere con i “contastorie” che narravano fatti di cronaca).

L’Opera dei Pupi si affermò nell’Italia meridionale: nella prima metà del XIX secolo a Napoli, grazie a Giuseppina d’Errico, chiamata “Donna Peppa” e in Sicilia, tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo.

Nel2008 l’UNESCO ha iscritto l’Opera dei Pupi tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità, dopo averla originariamente proclamata nel 2001. È stato il primo Patrimonio italiano a esser inserito in tale lista.Ecco un Ecco un immagine correlata. Queste sono le mie conoscienze ci vediamo alla prossima.P.S. non solo mie.

Discriminazione delle donne

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La discriminazione delle donne è una cosa bruttissima che ancora oggi si verificano in alcune parti del mondo.

La donna subisce discriminazione anche nel settore del lavoro, ad esempio se un uomo architetto prende la media di 1700 euro al mese la donna ne prenderà la metà anche se potesse essere più brava.

Nel corso della storia, la figura della donna ha subìto varie trasformazioni, che l’hanno portata a migliorare la sua condizione di vita in una società maschilista.

Fino a qualche decennio fa, si  pensava che la donna dovesse essere relegata in casa per favorire servizzi al marito e hai figli, ed era considerata una proprietà del padre e, dopo il matrimonio, del marito.

Infatti, in una delle poesie dell’Antologia di Spoon River, scritta in forma di epitaffio, si nota come la donna, in passato, non potesse coltivare le proprie passioni in quanto il suo primo pensiero doveva essere rivolto alla cura della casa e della famiglia.

Se la donna decideva di lasciare la casa del padre o del marito, la sua fuga non era vista positivamente né dalla famiglia né dal resto della società, anche se si riteneva che una donna non potesse procurarsi da vivere svolgendo un onesto lavoro.

L’Opera dei pupi

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L’opera dei pupi è un tipo di teatro in cui i protagonisti sono delle marionette dette “pupi” dal latino “Pupus” che significa bambino. Le storie messe in scena dai pupi raccontano le gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini, e sono quindi una rielaborazione delle storie del ciclo carolingio. Questo tipo di teatro si affermò in Sicilia nella seconda metà dell’Ottocento. I Pupi hanno una struttura in legno, ricoperta da un’armatura che cambia in base al paladino che rappresenta. Ciò che distingue le normali marionette dai pupi è la meccanica che ne permette il movimento, una delle caratteristiche infatti sta nell’asta di ferro che muove la mano del pupo e permette dei movimenti più rapidi rispetto alla marionette normali governate dai fili. La meccanica divide inoltre le varie scuole di appartenenza dei pupi, quella palermitana, che usa dei pupi più leggeri e snodabili, ma difficili da manovrare e quella catanese che invece usa pupi più alti, pesanti e rigidi, ma più facili da manovrare. Un’altra differenza sta nel fatto che mentre i pupi catanesi hanno sempre la spada nella mano destra, i pupi palermitani hanno la possibilità tramite un foro nella mano e un filo di estrarre la spada dal fodero, rendendo così il combattimento più verosimile. Nonostante le differenze tra le varie scuole, l’opera dei pupi è considerata una vera e propria arte, non solo per quanto riguarda la messa in scena, ma soprattutto per la maestria con cui vengono creati i pupi.

Proprio per questo motivo nel 2008 l’UNESCO ha iscritto l’Opera dei Pupi tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità.

Sito 1: I fratelli Napoli appartengono alla scuola dei pupi Catanesi.

Sito 2: La famiglia Cuticchio porta avanti la tradizione della scuola Palermitana.

Sito 3: Il gruppo Folklorico “Voce dell’Etna” descrive la storia dei Pupi.

Sito 4: Il sito del Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino”

Video: Rai5 presenta l’Opera dei Pupi di Mimmo Cuticchio

Video 2: I Pupi siciliani dei fratelli Napoli.

L’opera dei pupi

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L’opera dei pupi, è un tipo di spettacolo con le marionette che rappresentano, Carlo magno e i suoi paladini. I pupi sono delle marionette che rappresentano la stori Carolingio, e prendono il nome di “Pupus” che significa bambini. L’opera dei pupi è tradizione siciliana che viene narrata dai “Cantastori”  cioè cantastorie. La tradizione dei pupi e avvenuta, a Napoli . I pupi venivano messi in vere e proprie corazze fatte di ferro, spesso i cantautori parlavano in siciliano per far immortalare il personaggio, e la propria parte.

questa è una raffigurazione di due pupi siciliani rappresentati con delle corazze vere di ferro.

questo è invece un carretto siciliano molto decorato con immagini dei pupi.

Opera dei pupi

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L’opera dei pupi è un tipo di spettacolo dedicato alle marionette, i cui protagonisti sono Carlo magno e i suoi paladini. Le gesta sono trattate attraverso la rielaborazione del ciclo carolingio. Le marionette sono dette pupi, l’opera è tipica della tradizione siciliana “cuntastori” da non confondere con il cantastorie che narrava i fatti di cronaca. L’opera dei pupi si affermò nell’ Italia meridionale, nella prima metà del XIX SECOLO a Napoli ed in Sicilia. I personaggi principali sono Orlando e Rinaldo

https://it.wikipedia.org/wiki/Opera_dei_Pupi– Ecco un link di riferimento che spiega al meglio la vita dei pupi e le città dove loro hanno lasciato il segno

https://it.wikipedia.org/wiki/Opera_dei_Pupi-Ecco qui un altro link da cui si possono leggere informazioni più interessanti al riguardo dell’opera dei pupi

Esistono in Sicilia due differenti tradizioni, o “stili”, dell’Opera dei pupi:
quella palermitana, affermatasi nella capitale e diffusa nella parte occidentale dell’isola, e quella catanese, affermatasi nella città etnea e diffusa, a grandi linee, nella parte orientale dell’isola ed anche in Calabria.

 

L’opera dei pupi

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L’ Opera dei Pupi è un particolare tipo di teatro delle marionette che si affermò stabilmente nell’Italia meridionale e soprattutto in Sicilia tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
I pupi siciliani  si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche  derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio. Pagina fratelli napoli.

-ecco un sito che tratta della tradizione dei pupi siciliani.

-ecco un sito che parla dei carretti siciliani.

-ecco un sito che descrive  l’origine dei pupi siciliani.

L’opera dei pupi siciliani

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L’opera dei pupi siciliani è un tipo di spettacolo dove i protagonisti sono delle marionette. E stata affermata nell’Italia meridionale verso il XIX, per l’esattezza a Napoli grazie a Giuseppina D’errico chiamata donna Peppa. Nel 2008 L’unesco ha iscritto l’opera dei pupi siciliani tra i patrimoni orali e materiali dell’umanità. E stato il primo patrimonio italiano ad essere stato inserito in tale lista.

 

In Sicilia ci sono due tradizioni dell’opera dei pupi. Quella catanese che si è diffusa nella città etnea e nella parte orientale dell’isola, e quella palermitana che si è diffusa nella parte occidentale dell’isola e nella capitale. Le due tradizioni si differiscono per peso e dimensioni di pupi, ma soprattutto si differisco per concezione teatrale.

 

Di solito si faceva che le marionette venivano animate dall’alto con un filo sottilissimo di metallo che era collegato alla testa della marionetta con un nodo. All’inizio non erano semplicemente pupi ma  marionette che grazie al genio di cui non si seppe mai il nome, le trasformò in pupi.

 

Pupi Siciliani: una soap opera d’altri tempi